Quest’anno si celebrano i cento anni della scomparsa del compositore francese Claude Debussy. Lo ricordiamo in questo breve articolo ripercorrendo le tappe più importanti del compositore e le opere che segnarono un distacco ed un cambiamento tra simbolismo ed impressionismo.
Figlio di piccoli commercianti di porcellane, Claude Debussy entrò al conservatorio di Parigi nel 1872, studiando il pianoforte con A.F. Marmontel e la composizione con E. Giraud. Nel 1884 ottenne il Prix de Rome con la scena lirica L’enfantprodigue (Il figliuol prodigo). A Roma, dove soggiornò dal 1885 all’87, scrisse La demoiselle élue (La fanciulla eletta), su testo di D.G. Rossetti. Rientrato a Parigi, prese a frequentare il salotto di Mallarmé e altri ambienti artistici legati al simbolismo e all’impressionismo. S’interessò, nel frattempo, all’opera di Wagner (viaggi a Bayreuth nel 1888 e nel 1889), al Boris di Mussorgskij, alle musiche giavanesi ascoltate all’Esposizione di Parigi nel 1889.
La maturazione del suo stile personale avvenne, in quegli anni, con una serie di lavori cameristici vocali e strumentali: Cinq Poèmes de C. Baudelaire (1887/1889); Ariettes oubliées (1888) e Fêtes Galantes (1882), su poesie di Verlaine; il Quartetto per archi (1893).
Nel 1893 ottenne, tramite l’amico P. Louys, il diritto di musicare il dramma Pelléas et Mélisande di Maeterlinck. Mentre attendeva alla composizione dell’opera, durata nove anni, riscosse il suo primo grande successo nel 1894 con il Poema Sinfonico Prélude à l’aprés-midi d’un faune, ispirato al poema di Mallarmé.
Del 1897 sono le Chansons de Bilitis su poesie di Louys, per voce e pianoforte; del 1899 i tre Nocturnes per orchestra e coro femminile. Fra forti contrasti, il Pelléas andò finalmente in scena all’Opéra-Comique di Parigi nel 1902. Tre anni dopo, i «tre schizzi sinfonici» La mer segnarono un rinnovamento nello stile sinfonico di Debussy. In quel periodo il musicista si separò dalla moglie Rosalie Texier, che tentò di suicidarsi, e si unì con Emma Moyse, divorziata da un ricco banchiere: ne nacque un clamoroso scandalo, che gli alienò molte amicizie. Al senso di isolamento che ne derivò al musicista, si aggiunsero poco dopo le sofferenze provocate da un tumore maligno, che lo avrebbe portato alla morte.
Ciononostante, gli ultimi anni di vita di Debussy furono attivi e fecondi: compì alcune tournèes all’estero e compose Iberia (1908) per orchestra, i cicli pianistici Images (due serie 1905 e 1907), Preludi (due libri 1910 e 1913), delle Ètudes (1915), le musiche di scena per Le martyre de Saint-Sébastien (1911), il balletto Jeux (1912), infine le Sonate per violoncello e pianoforte (1915), per Flauto, viola e arpa (1915) e per violino e pianoforte( 1917).
Nell’arte e nella poetica di Debussy confluiscono, oltre ai naturali sviluppi della scuola francese (Gounod, Massenet, Franck, Chabrier, Fauré), le conquiste armoniche di Wagner, le scoperte timbriche del pianismo chopiniano, l’antiaccademismo di Musorgskij, i modi musicali dell’estremo oriente. A Wagner Debussy si avvicina per la concezione di un discorso musicale aperto e continuo, ma se ne allontana profondamente, sino ad assumere una posizione antiwagneriana, per il modo di intendere tale apertura e tale continuità. Mentre la «melodia infinita» wagneriana si basa su una consequenzialità logica di immagini musicali dotate di significato simbolico (i cosiddetti «Leitmotive») e si giova pertanto di nessi sintattici propri dell’armonia tonale, il discorso di Debussy nasce dall’accostamento non vincolante di immagini istantanee, che si rinnovano continuamente e si sottraggono a ogni divenire grazie a un tessuto armonico in cui le attrazioni tonali o sono neutralizzate o sono rese ambigue (in particolare mediante l’impiego intensivo della scala per toni interi). L’interesse viene distolto dallo svolgimento per concentrarsi tutto sui valori momentanei del discorso musicale, assaporati nella loro isolata presenza indipendentemente da un prima e da un poi. Debussy introduce così una nozione di tempo musicale nuova rispetto alla tradizione romantica, nozione che sarà decisiva per gli sviluppi della musica del nostro secolo e che presenta notevoli affinità con le nuove concezioni e tecniche del romanzo Contemporaneo (si ricordi, per es., che Proust, conobbe e amò la musica di Debussy). Queste caratteristiche stilistiche si ritrovano nell’unico dramma musicale scritto da Debussy, Pelléas et Mélisande, la cui azione presenta analogie col Tristano di Wagner (Mélisande, sposa a Golaud, ama il più giovane fratello di costui, Pelléas, e muore dopo che il marito le ha ucciso l’amante); come la musica, così l’azione non conosce un reale sviluppo: le scene si succedono brevi, come statiche apparizioni fuori dal tempo
E dallo spazio; il canto si riduce a un sommesso declamato, appena increspato da qualche emergenza melodica e intimamente plasmato sui valori fonici della parola. L’orchestra, come nelle composizioni da concerto di Debussy, si svincola da ogni tradizionale dialettica strumentale per fornire immagini raffinatissime e quasi dotate di vita propria, rivelando un’autosufficienza della dimensione coloristica di cui pure faranno tesoro i compositori delle generazione successive.
Analoga ricerca timbrica viene perseguita nelle composizioni per pianoforte. L’amore per la natura, l’attenzione nel cogliere l’attimo, la delicatezza del colore armonico e timbrico, accostano la musica di Debussy alla pittura simbolista ed impressionista. Tra questi ricordiamo: Suite Bergamasque, Puor le piano, Estampes, Masques.
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